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Nascita, crescita e morte della TV dei ragazzi

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Nascita, crescita e morte della TV dei ragazzi Empty Nascita, crescita e morte della TV dei ragazzi

Messaggio Da Gnuccaria Sab Lug 07, 2018 7:04 pm

Ciao a tutti, oggi propongo un argomento decisamente sentito, credo, dalla maggior parte di voi: parlo della televisione del periodo 1990-2010, in particolare della televisione rivolta al pubblico più giovane, futura classe dirigente (consideriamo che l'attuale Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico nonché uno degli uomini più influenti d'Italia, Luigi Di Maio, con ogni probabilità è cresciuto con questo tipo di contenuti). Un'epoca felice in cui si faceva televisione perché si credeva in un progetto e non si vendeva un prodotto.
In questo docufilm di 4 anni fa, ma uscito solo 4 giorni fa, Dario Moccia, affermato videomaker di YouTube Italia, intervista volti noti e meno noti di quella che fu la nostra infanzia: l'Albero Azzurro, Art Attack, Bim Bum Bam e Solletico, per commentare questo periodo felice e osservarne nascita, crescita, e inevitabile morte. Io sono del 1997, ho vissuto l'ultima parte di questa epopea; infatti, non fosse che Bonolis si è successivamente riciclato in altri programmi si sempre peggiore fattura (per quanto io apprezzi il genio e l'ironia di Bonolis, uomo di una cultura encomiabile), non lo conoscerei, come non conosco ad esempio Solletico e Bim Bum Bam, se non di nome.
Il video, che lascio sotto al topic, è davvero ben fatto e analizza bene cosa successe in quel periodo storico di grande fermento e il successivo declino, iniziato dalla ricerca di una commercializzazione immediata dei programmi come prodotti e accelerata dall'ascesa del ruolo di internet, temibile avversario della TV generalista.

Personalmente, come credo molti di voi, a rivedere certi spezzoni e certi volti, come Giovanni Muciaccia, sento che inevitabilmente le cose cambiano e non sono mai come vorresti che rimanessero, ossia come li hai amati e cristallizzati nella mente. Ciò che dicono dalla metà del docufilm è vero: la TV ha smesso di trasmettere emozioni, quelle stesse emozioni che sentivi per il solo fatto di sentirti legato ad un programma. Si insegue la star di turno, si fanno reality show stupidi solo per celebrare celebrità che non hanno nulla, se non una valenza datagli dal mercato che e TV stesse creano e alle cui leggi obbediscono.
Si è smesso di investire sulla creatività, fa comodo ed è meno costoso plasmare un'utenza meno critica, come dice bene Bonolis, un'utenza che non sa distinguere il vero dal falso, a partire dai più piccoli: non esiste più la figura umana che ti traghetta dal cartone animato e ti stimola ad utilizzare la fantasia, vengono solo passati i cartoni. Come parli ad un cartone?
Si inviavano lettere: personalmente non l'ho mai fatto, ma il gesto significava instaurare un rapporto di fiducia tra consumatore e conduttore, una figura di riferimento a cui dimostrare gratitudine con un disegno mal fatto.
Si giocava con la fantasia: programmi come l'Albero Azzurro e la Melevisione hanno insegnato a sognare con i piedi ben piantati a terra.
Si stava insieme: programmi come Art Attack diventavano momenti in cui giocare a costruire qualcosa dal nulla con i propri genitori o i propri fratelli. Programmi come E' domenica, papà! ti facevano fare gite all'aria aperta con la famiglia a scoprire luoghi ed eventi stupendi poco distanti da casa propria, e passare una domenica con la propria famiglia fuori casa.

Tutto ciò, col tempo, è morto. E ora noi suoniamo il de Profundis.

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